“Quando l’uomo è nei guai, Dio gli manda un cane.” Con questo pensiero del poeta Alphonse de Lamartine inizia il bellissimo film drammatico di Luc Besson Dogman.
È un capolavoro cinematografico nel quale ogni animalista riconosce i propri sentimenti, quelli che lo impegnano nel rapporto con le istituzioni.
Tra gli attori principali Caleb Landry Jones, Jojo T. Gibbs, Christofer Denham e Grace Palma.
Il film racconta la storia di Douglas, un ragazzo azzannato dalle violenze familiari che trova rifugio nell’amore dei cani con i quali cresce e instaura un rapporto che va oltre i valori della conoscenza dell’uomo, che tanto ancora ha da imparare dagli animali.
Il riscatto di Douglas con le storture della vita è legato proprio a centinaia di cani di ogni razza, che lui chiama “i miei bambini”.
Commovente, a tratti unico nel suo insito messaggio, il film appassiona moltissimo per chi ha cuore e sentimenti animalisti, ma anche avversità nei confronti degli indifferenti che non hanno né interesse né intelligenza per considerare e valutare il tesoro che abbiamo davanti a noi, ossia la razza animale, in questo caso quella canina.
Non ci è dato sapere se in Dogman, film, pieno di poesia e dolore, il regista sia stato anche ispirato dalla grande letteratura di genere immortalata da scrittori come Elisabeth Marshall, Thomas Bulgakov, Elena Mannes, Peter Singer, Plutarco, Jean Parker o da celebri studiosi quali Lorenz Konrad Carl Safina, Giorgio Celli, Paolo Isotta. Ma abbiamo intravisto similitudini di concetti espressi da altri grandi pensatori, uno fra tutti quello che Lord Byron scrisse sulla lapide del suo fedelissimo terranova Boatswain dopo la sua morte “In questo luogo giacciono i resti di una creatura che possedette la bellezza ma non la vanità, la forza ma non l’arroganza, il coraggio ma non la ferocia, e tutte le virtù dell’uomo senza i suoi vizi”.
Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.