Il contatto fisico con gli animali innesca una serie di reazioni che, attivando neurotrasmettitori specifici, rallentano la funzione del sistema colinergico, riducono la sintesi di ormoni corticosteroidei e la liberazione di adrenalina.
Queste modificazioni, sul piano clinico, si traducono nell’uomo in: riduzione della pressione arteriosa, rallentamento dei ritmo cardiaco e diminuzione della frequenza respiratoria.
In particolare la ridotta produzione di glicorticoidi, cortisoni endogeni, comporta un potenziamento della resistenza dell’organismo alle infezioni, in quanto viene meno la loro attività immunosoppressiva.
Lo stretto legame tra emozione, benessere e salute è correlato ad un aumento del tono dell’umore. Collegato al senso di benessere è l’aumento in circolo di endorfine, ormoni che se presenti in scarse quantità concorrono nel provocare malessere, mentre l’aumento determina uno stato di piacere o di gioia di benessere psico-fisico che i nostri predecessori greci avrebbero definito eucenestesi.
L’effetto rilassante sul paziente esercitato dalla presenza dell’animale è inoltre testimoniato dalle variazioni indotte a livello del SNC; diversi studi hanno dimostrato che le fusa di un gatto sono in grado di modificare le onde elettroencefalografiche diminuendo la frequenza e aumentando l’ampiezza come si verifica in uno stato di rilassamento.
Inoltre, accarezzando un animale si determina la produzione di onde elettriche che si evidenziano in genere quando il soggetto si trova in stato di relax.
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