Nasce negli anni ’60 la ricerca applicata della terapia dolce con gli animali (Pet Therapy), una nuova scienza che, all’ombra dell’interdisciplinarità, trova delle strategie valide non solo per curare le malattie fisiche o psichiche, ma ugualmente per portare un contributo di benessere al mondo della sofferenza.
Un intervento terapeutico che si pone quale obiettivo principe di coadiuvare la medicina nella risoluzione di alcune entità nosologiche, utilizzando quali presidi non solo interventi medicamentosi di natura chimica o fisica, ma anche gli animali, molecole eteree in grado di modificare lo stato del presente.
Ma se oggi la medicina e la scienza in generale hanno deciso di approfondire il tema della relazione uomo-animale da compagnia, i cosiddetti pet, il merito è in larga parte da attribuire ai pionieri di questa tecnica innovativa e complessa: lo psichiatra infantile Boris Levinson e i coniugi Corson.
Il concetto di “pet therapy” sembra sia stato enunciato per la prima volta da Boris Levinson, che già nel 1953 tentava di curare un bambino autistico, prigioniero dell’isolamento della sua malattia.
In quell’occasione il bambino venne in contatto con un cane, presente per caso nel suo ambulatorio. Appena scorse il bambino, il cane corse verso di lui e cominciò a giocare. Con molta sorpresa da parte di tutti, il bambino non mostrò alcun segno di paura e alla fine della seduta espresse quello che forse era il primo desiderio della sua vita: tornare in quello studio per poter giocare di nuovo con il cane.
Nelle sedute successive gradualmente Levinson si inserì nel gioco e, alla fine, riuscì a stabilire un buon rapporto con il suo piccolo paziente.
Le esperienze di Levinson furono riprese più tardi da due psichiatri americani, Samuel ed Elisabeth Corson, che studiarono l’interazione tra un gruppo di giovani pazienti affetti da turbe psichiche e alcuni cani che vivevano presso l’ospedale dove loro operavano; quanto avveniva tra paziente, animale e terapeuta veniva registrato su videotape. Tali registrazioni consentirono di analizzare sistematicamente gli incontri, evidenziando un miglioramento dei rapporti interpersonali tra pazienti e personale e tra gli stessi degenti.
La conclusione che i due studiosi trassero da questa esperienza pratica fu che i cani rappresentavano uno strumento terapeutico aggiuntivo, in grado di facilitare la socializzazione.
Nel 1977 negli Stati Uniti d’America venne fondata la Delta Society, organizzazione internazionale no-profit, cui aderiscono proprietari d’ animali, volontari, educatori, professionisti sanitari, medici e veterinari con lo scopo di favorire l’impiego degli animali per migliorare lo stato di salute, l’indipendenza e la qualità della vita dell’uomo.
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